Quello di essere “viva memoria” per noi non è un cammino di perfezione personale ma un percorso comunitario di amore fraterno. E’ nell’amore che ci scambiamo, nella carità che usiamo verso le nostre sorelle, che può risplendere nel mondo il vero Volto di Dio Amore, Comunione, Dialogo… In questo senso non abbiamo penitenze o mortificazioni varie, che ormai fanno parte solo dell’immaginario a tinte fosche collettivo e che circonda di un alone di mistero i monasteri! Il nostro “impegno” semmai è quello di costruire nel quotidiano la gioia l’una dell’altra per irradiarla fuori dalle mura del nostro monastero. Da quanto detto non stupisce che la nostra prima regola sia appunto “l’unione e la carità scambievole”.
Il nostro mondo globalizzato e indifferente ci interpella e ci chiede di essere testimoni di vera fratellanza e comunione. Una comunione che non è come quella del mondo, che tende ad essere intollerante della diversità, ad annullare le differenze ma una comunione che si declina in un solo verbo: “integrare”, creare l’armonia con tutte le musiche e gli strumenti che abbiamo a disposizione, compresi quelli delle nostre umane fragilità. Una comunione che, come sempre, è memoria vivente della comunione trinitaria. Padre, Figlio e Spirito Santo sono il modello di una comunità in cui l’uguaglianza non è una forma di appiattimento ma la ricerca di un completamento con i doni dell’Altro… Un esempio per ogni comunità, che sia una comunità religiosa, o il piccolo nucleo familiare o la società o il mondo intero…