Le origini

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Immersa nel verde tra uliveti e terrazzi di viti, Scala è tra le gemme più ridenti della Divina Costiera Amalfitana. Essa si gloria di origini antichissime avvolte dalla leggenda. Nella storia dei secoli che scorrevano, ha mantenuto la dignità di città, nel Settecento era sede vescovile e aveva la sua cattedrale. Un segno della grandezza è la testimonianza delle sue torri, dei suoi castelli, oltre alle chiese antichissime; vi erano anche numerosi palazzi gentilizi,di uno di questi rimane una vistosa traccia nell’alto corpo di fabbrica che domina da destra l’ingresso della cittadina che si diceva “porta di Scala” e ora appartiene al Monastero delle Monache Redentoriste. Era il palazzo del reverendo Don Lorenzo Della Mura del Quattro-Cinquecento.
Nel secolo XVII sorgeva un fiorente monastero di “donne nobili”, detto di “San Cataldo”, dove solamente le fanciulle patrizie locali erano ammesse a professarvi la regola di San Benedetto quali monache coriste. Quelle del ceto medio, invece, restavano escluse per consacrarsi a Dio e si vedevano costrette o a divenire umili converse o a recarsi in chiostri di paesi limitrofi.
In questo contesto il sacerdote Della Mura cercò di spianare la strada, nominando erede dei propri beni il Capitolo diocesano con l’espressa clausola di erigere un monastero femminile di tipo popolare. Alla morte del suddetto, aperto il testamento nell’ottobre 1634, gli esecutori con premura s’industriarono di concretare il progetto. Fu autorizzata l’apertura di un conservatorio nel palazzo Della Mura. Venne ampliata la chiesetta accanto alla casa dedicata alla Madonna dal titolo: “Ss. Concezione”. Un ampio e fertile giardino, si distendeva al lato destro, con panorama incantevole, come tuttora si può ammirare.
Verso il 1637 cominciò a funzionare il conservatorio della Ss. Concezione per “donne civili” di Scala con unanime compiacimento. Ma non potè essere affidato ad una congregazione religiosa femminile, perché nel borgo esisteva già il monastero delle benedettine. Trascorsi pochi decenni, le giovani che vivevano nel conservatorio come educande, cominciarono ad avvertire il disagio, sentendosi come deluse nelle loro aspettative. Ad una monotona convivenza educativa avrebbero preferito la perfetta vita religiosa.
Nel 1711 i Governatori di Scala con i notabili del paese presero la determinazione di trasformare il conservatorio in un autentico monastero.
Monsignor Nicola Guerriero prese a cuore questo progetto, prevedendo che ne sarebbero risultati notevoli vantaggi spirituali. Nell’ansia di arrivare all’auspicata trasformazione, nel 1719 chiamò da Napoli i Pii Operai: P. Maurizio Filangieri e P. Tommaso Falcoia, a lui noti quali uomini di azione ed esperti direttori di coscienze. La preparazione doveva disporre il terreno e creare il clima del cambiamento del conservatorio in monastero visitandino, non riservato unicamente alle fanciulle scalesi.
La casa gentilizia fu ampliata con la cosiddetta fabbrica nuova, consistente nel corpo lungo che si estendeva nel giardino. Il 21 maggio 1720, l’atteso monastero della Visitazione fu inaugurato ufficialmente con solenne liturgia, squilli di campane e sparo dei mortaretti meridionali.
A capo della nuova comunità fu eletta Madre M. Giuseppa Schisano di Napoli; le 12 giovani che vi entrarono osservarono la Regola della Visitazione. Il Monastero però non fu riconosciuto dall’Ordine della Visitazione perché non fondato direttamente da una Visitandina. Questo inconveniente favorì in seguito la trasformazione del monastero.
L’Istituto di San Francesco di Sales durò appena un decennio e segnò una fase intermedia. Nel gennaio del 1724, consigliate da P. Tommaso Falcoia e consapevoli che ciò era volontà di Dio vennero a Scala le tre sorelle Crostarosa: Giulia, Orsola e Giovanna.