Il seguire Cristo ubbediente, povero e casto va vissuto personalmente e in Comunità, come i discepoli che seguivano Gesù durante il suo Ministero.
La castità consacrata non restringe la nostra capacità di amare. E’, prima di tutto, libertà per amare Dio nella disponibilità totale. Così possiamo amare e servire tutta l’umanità e renderle presente l’amore di Cristo.
La povertà, condivisione dei beni, compresi quelli spirituali, fin dalle origini è stato un fondamento della comunione fraterna. Ma la povertà va intesa anche come povertà nello spirito. L’umiltà, la semplicità, la riconoscenza dei meriti degli altri, sono altrettante manifestazioni di questa povertà.
L’obbedienza religiosa, che è prima di tutto obbedienza a Dio, lega e unisce diverse volontà nella medesima comunione fraterna. E’ lo scambio della nostra volontà umana con quella di Cristo obbediente fino alla morte-resurrezione.