Ciascuno con il proprio nome e persiste nel cercarci affinché noi troviamo Lui”!Così ha fatto con me, piantando quel piccolo seme della “vocazione” che un giorno senza neanche accorgermi è iniziato a germogliare…
Dopo anni che conoscevo queste suore, ho iniziato a sentire più forte il bisogno di venire qui a pregare, nonostante abitassi lontano; era un richiamo, una voce impercettibile che diceva: “vieni”. Dicevo a me stessa: “sono i canti delle suore che mi piacciono; il loro modo di pregare; con qualche suora riesco a parlare…; si è questo che mi invoglia a tornare!” Ma dentro di me sapevo che non poteva essere solo questo.
Così un giorno chiesi di poter fare un ritiro spirituale di tre giorni in questo Monastero: avevo bisogno di fare un po’ di ordine nella mia vita, bisogno di tranquillità e di pace. Non pensavo minimamente ad altro, questo mondo era così lontano da me… Ma evidentemente mi sbagliavo, perché dopo questi tre giorni era svanita in me ogni traccia di tranquillità, provavo solo una forte inquietudine, non riconoscevo più il mio paese, la mia casa, la mia stanza, le mie abitudini, la mia vita. Nulla mi apparteneva più.
All’inquietudine si aggiunse lo stupore, la paura…
“Cosa mi sta succedendo”, mi dicevo. Io che ho sempre avuto tutto sotto controllo…
Avevo paura di parlare con le suore, allora chiesi consiglio prima ad un sacerdote su Internet, pensai che non conoscendomi sarebbe stato più obbiettivo. La sua risposta però non fu incoraggiante, anzi, mi mise ancora più in agitazione perchè mi disse: ”è un cammino autentico che vale la pena sia portato a termine! Continua a fare esperienze lì… Il Signore non fa le cose a metà, è il primo interessato a farci capire… anche quello che di primo impatto ci fa star male”!
“Ma capire cosa?”, mi chiedevo!
Allora andai dal mio parroco, una persona molto pratica, sicuramente mi dirà di non pensarci più, che è una cosa passeggera… e come un raffreddore andrà via!
Invece, anche lui, “il più concreto”, mi dava risposte insensate. Non è facile abbandonarsi all’idea che dietro c’è Dio che ti sconvolge così la vita, come ha fatto con me. Non venivo da una realtà parrocchiale, non avevo neanche tanta simpatia per le suore, la clausura poi era impensabile per me.
Ho fatto diverse esperienze qui in monastero, perché volevo capire. E’ stata una dura battaglia tra me e il Signore, con le suore che facevano da mediatrici. Ovviamente io ho perso! Ma sono contenta di questa sconfitta!
Il Signore mi ha scelta fin dall’eternità, ora mi ha chiesto di seguirlo, ed io gli ho risposto abbandonandomi al suo Amore.
Sin da piccola dicevo di voler essere madre di tanti figli e il Signore ha permesso che questo desiderio si avverasse, in una dimensione diversa, quella della “maternità spirituale”, donando il mio amore per la salvezza di tante anime.
E’ passato un anno da quando “piena di gioia” sono entrata in Monastero.
Il mio cammino di Postulantato non è stato facile, ho scoperto però che le prove e le sofferenze passano e resta la gioia di seguire Cristo più da vicino. Ora ho iniziato il Noviziato, e comincio a sentire più forte l’appartenenza ad una famiglia che nel mio caso è quella Redentorista, e sto per vivere più in profondità la mia chiamata ad una vita di totale donazione a Gesù Cristo.
Mariella Salvato, Novizia Redentorista (2011)
“Come argilla nelle tue mani…per la vita del mondo”
“Signore, ora sono nelle tue mani, fa’ di me, creta fragile ed informe, qualcosa che può lodarti, che può servirti”.
E’ con quest’atto di affidamento che martedì 19 marzo, solennità di S. Giuseppe e giorno dell’inizio del Pontificato di Papa Francesco, nel Duomo S. Lorenzo di Scala, mi sono “consegnata” a Dio “come argilla nelle mani del Vasaio” scegliendo di seguirlo nella via della povertà, castità e obbedienza secondo il carisma redentorista. Parenti, amici, sacerdoti e soprattutto molti giovani mi hanno accompagnata in questa tappa importante della mia vita sostenendomi con la preghiera durante la S. Messa presieduta da P. Serafino Fiore C.Ss.R., Direttore del Centro di Spiritualità Redentorista a Roma.
Nella sua omelia, P. Serafino ha voluto prendere spunto dall’invito della mia professione in cui ho disegnato una suora che teneva nelle sue mani il mondo. Nella Chiesa, diversi sono i carismi e diverse le vocazioni…C’è chi è chiamato a portare Dio all’uomo…(i missionari) e chi invece è chiamato a portare l’uomo a Dio con la preghiera e l’offerta della propria vita.
Un momento particolarmente carico di emozione della Celebrazione Eucaristica è stato leggere la formula della professione con cui il Signore mi ha consacrata a se con un’alleanza nuova ed eterna.
Per rimanere nel tema dell’argilla, che io modello, potrei paragonare i tre voti a tre attrezzi da lavoro! Immagino la povertà come il “tornio” su cui Dio mi fa ruotare per …guardarmi intorno e per vedere e interessarmi delle necessità degli altri; la castità potrebbe essere il “forno” dentro il quale il mio amore si purifica e si consolida; l’obbedienza mi sembra il “pennello” con cui Dio mi colora della vera libertà …quella che viene dal fare la Sua volontà! Il segreto di tutto è rimanere nelle mani dell’Artigiano…Ora sono una monaca redentorista chiamata ad essere per l’umanità Eucaristia vivente, segno visibile dell’amore di Dio per ciascuno di noi…Ringrazio il Signore per questa particolare vocazione e chiedo di unirvi a me nel lodare la Sua Misericordia che mi ha scelto per essere …terra umile, terra povera, terra semplice ma da ora e per sempre …terra sposata!